Nel mese di Dicembre, il ciclo della natura volge al termine, la nebbia, il gelo e la neve ci fanno visita e mentre varie specie di semi giacciono sottoterra, i cereali seminati ad ottobre spuntano già fuori dal suolo. Le foglie cadute ormai marce si riducono in cenere, grazie al calore moderato del sole. Siamo nel segno del Sagittario, segno di fuoco, governato da Giove, che secondo la spagiria corrisponde all’espansione.
La mitologia ci descrive l’archetipo.
Saturno uccide suo padre Urano evirandolo, ne prende il posto e diviene a sua volta tiranno. Temendo di essere detronizzato dai figli concepiti con la Madre Terra, li divora appena nati negando al mondo, la molteplicità degli esseri. Giove, l’ultimo dei nati, viene sottratto a questo destino dalla madre con un inganno. Quando sarà cresciuto, a sua volta detronizza suo padre Saturno, lo costringe a vomitare tutti i suoi figli restituendoli alla luce del Sole e lo esilia ai confini del cosmo, rispettando la sua natura fredda e solitaria.
Giove è considerato il salvatore dell’umanità, avendo restituito la vita ai suoi fratelli; infatti, in greco Zeus deriva da Zoe che vuol dire Vita, mentre in latino il suo nome è Jupiter, che significa padre della luce. Giove è il re degli déi, un Re prospero, non tirannico, esso coordina e governa al fine di espandere la vita sul pianeta Terra, afferma la proliferazione delle forme, si accoppia con tutte le dee e le ninfe di questo mondo, non disdegnando le donne mortali , esso genera una numerosa prole di semidei: gli eroi. Con l’avvento di Giove, Saturno si ritira ed i ghiacci vengono meno, una nuova generazione di piante gioviali, ricche di fiori e colori si spande sulla terra, perché Giove è generativo, creativo e trasformista. Pur di accoppiarsi e di raggiungere i suoi obiettivi, si trasforma in numerose forme animali e vegetali persino in pioggia di luce.
Due sono le ghiandole che nel nostro corpo sono segnate da Giove: il fegato e l’ipofisi, chiamata anche ghiandola pituitaria, essa dirige i processi della crescita e della rigenerazione cellulare, coordina le altre ghiandole endocrine e i processi più importanti metabolici e riproduttivi . Il fegato che a sua volta fa parte del sistema endocrino, dirige la produzione di sostanze essenziali per la digestione dei grassi fra cui la bile. Oltre alla pelle il fegato è l’unico organo del nostro corpo in grado di autorigenerarsi, è la ghiandola più grande, il laboratorio alchemico senza il quale non possiamo sopravvivere, una sorta di crogiuolo che separa e sintetizza gli alimenti trasformandoli in sangue, calore ed energia.
Quando le qualità di Giove vengono a mancare, cadono tutti i sani principi che devono reggere il corpo e la psiche nella sua globalità: difettano il senso della giustizia e la generosità, la possibilità di donare ed evolvere, cade il senso della responsabilità, il coraggio e la forza di agire malgrado gli ostacoli che si incontrano, ci si predispone al disordine di tutti i tipi. Il pianeta Giove è un sole mancato, a cui sono attribuite qualità come la ricchezza, la crescita, la magnanimità, la fede nella vita, condivise dal fegato che per importanza viene subito dopo il cuore.
Le piante con segnatura di Giove, possiedono qualità medicinali ed energetiche in grado di sostenere sia il corpo che la psiche e rispecchiano in qualche modo le qualità del re degli dei. La quercia è una di queste espansa e generativa regina dei boschi; il tiglio tranquillante ormonale e sostenitore dell’attività epatica; l’agrimonia, migliora la funzionalità epatica e ci dona buonumore; l’iperico ci ricarica di fiducia, giovialità e coraggio; ancora il castagno, l’edera ed infine il Tarassaco che rispecchia le qualità di Giove attraverso la fertilità e la promiscuità dei suoi semi che si disperdono su tutto l’habitat vegetale, fecondandolo.
Il Tarassaco è una pianta erbacea, selvatica e perenne, appartenente alla famiglia delle Asteracee, originaria dell’Europa orientale, particolarmente diffusa su tutto il territorio italiano e mondiale, la troviamo in pianura, in collina ed in montagna sino ai duemila metri. Il suo nome risale al greco “taraxis” che vuol dire squilibrio e “Akas” che significa rimedio. Nella medicina popolare è conosciuto come dente di leone per la forma delle sue foglie, piscialetto, girasole dei prati o orologio dei pastori per la sua prerogativa di seguire il corso del sole. Un altro suo nome è fiore del diavolo perché è un’erba capace di risvegliare i sensi.
Il Tarassaco si riconosce per la rosetta basale formata da foglie lanceolate e seghettate come i denti del leone con l’apice acuminato. E’ ricco di clorofilla e forma subito uno o più gemme floreali attaccate al terreno, il gambo è cavo, liscio e se spezzato lascia uscire un lattice bianco alcalino, all’apice porta un’infiorescenza detta capolino di colore giallo intenso che si apre alla luce del sole e si chiude al suo tramonto. Il fiore appassisce presto e al suo posto appare un globo piumoso, bianco-argenteo formato da numerosi semi che formano una sfera dalla geometria perfetta. I semi portati dal vento, leggeri ed evanescenti si staccano dal globo principale, capaci così di percorrere lunghe distanze e di attecchire ovunque. Motivo per cui è importante beneficiare di questa pianta quando cresce lontano da fonti di inquinamento: fabbriche, acque di scolo, allevamenti intensivi e mono colture.
Il Tarassaco ha una radice a fittone, robusta lunga anche un metro, che penetra profondamente nella terra per estrarre i sali minerali che gli servono. L’autunno è la stagione migliore per raccogliere le radici che contengono la maggiore concentrazione di principi benefici, esse vengono essiccate per tisane, o macinate per farne un caffè privo di caffeina. In primavera, si raccolgono le foglie, ottime crude o cotte per svariate ricette culinarie o tisane.
Le prime notizie sull’utilizzo del tarassaco risalgono alla medicina araba del decimo e undicesimo secolo, che decanta le sue proprietà digestive, toniche, diuretiche, depurative, disintossicanti, calmanti e drenanti. Nel Rinascimento si asseriva che, come Giove interveniva per mettere pace tra i litigiosi dei dell’Olimpo così il tarassaco metteva ordine nel corpo disintossicandolo.
Il Tarassaco è uno dei rimedi più diffusi e apprezzati al mondo, esso favorisce la produzione della bile, rendendola più fluida e ne agevola il flusso dal fegato verso l’intestino. E’ una pianta dotata di sostanze zuccherine ed amare ben equilibrate, con un indice glicemico molto basso, che sono bene assimilate dal fegato, mentre laciano riposare il pancreas e favoriscono l’espulsione dei liquidi biliari sciogliendone i sali.
Questa pianta ricca di ferro, potassio e magnesio, regolarizza la pressione, è benefica per il sistema digestivo, migliora i livelli di colesterolo. E’ un’erba antinfiammatoria, antiossidante naturale, contrasta i radicali liberi e previene l’invecchiamento, è ottima per la pelle, per gli edemi e la cellulite, preziosa fonte di vitamine: A, C, E, K. Migliora la salute degli occhi, previene i rischi di cataratta e di degenerazione maculare legata all’età, i suoi fiori sono utili per schiarire le macchie della pelle e le lentiggini, rendendola luminosa. Il Tarassaco è una pianta generosa come Giove, che fa bene alle altre piante, è usata come ottimo biofertilizzante.
SE IL TARASSACO PARLASSE…
Sono una pianta semplice e discreta, i più distratti nemmeno mi notano, ma possiedo una capacità di trasformazione ineguagliabile che affascina grandi e piccini. Nasco come un gomitolo di fibre gialle, simile al Sole che ci dà la vita e poi assumo una forma rotonda, soffice e argentea, come la Luna nelle notti d’estate. Ancora spargo i miei semi come minuscole stelle cadenti portate dal vento, e percorro grandi distanze per attecchire ovunque grazie alle fate degli Elementi mie amiche.
Secondo una leggenda irlandese il mio fiore nasce in un’epoca antica nella quale la Terra era abitata soltanto da gnomi, elfi e fate; quando arrivò l’uomo, gli esseri elementali impauriti si nascosero nei boschi ma essendo i loro vestiti troppo sgargianti, si trasformarono nei miei fiori, per rendersi invisibili. Mi donarono così una facoltà del tutto speciale: ogni volta che i bambini soffiano sui miei semi, uno dei loro desideri si avvererà. Ma so bene che anche voi adulti ci provate a soffiare su un dente di leone, nella speranza che i vostri sogni diventino realtà. Il mio fiore è sempre stato collegato alla prosperità ed alla fortuna, in passato si aggiungeva al bouquet della sposa come buon auspicio per la felicità della coppia.
Nel mito di Teseo ed il Minotauro, si racconta che l’eroe, su suggerimento di Hecate, si nutrì per un mese delle mie foglie per fortificarsi nel corpo ed acquisire la forza e l’audacia per uccidere il mostro. Si narra che sono nato dalla polvere sollevata dal carro di Elio, divinità solare, la quale percorreva la terra con il suo cocchio durante il giorno.
Ho una peculiarità: mi riproduco per partenogenesi, una soluzione rarissima tra i vegetali. Me lo posso permettere! Riproduco un nuovo embrione a partire da una cellula del mio pistillo: se vengo tagliata, risorgo, se vengo estirpata mi ricostruisco da un pezzetto di radice, sepolta sottoterra invio un lungo fusticino fino a rivedere il cielo, non mi do mai per vinta, sono immortale!
I pittori del Rinascimento che dipingevano opere di carattere religioso, frequentavano i monasteri dove nei chiostri potevano osservare le erbe officinali coltivate dai monaci negli “Herbulari”: Cima da Conegliano, Giovanni Bellini, Durer col suo “Grande prato”, sono alcuni di questi artisti. Altrettanti letterati e poeti mi hanno resa famosa, da Goethe ad Emily Dickinson, da Whitman allo scrittore di fiabe Andersen e più vicina a noi Cicely Mary Barker, illustratrice e scrittrice del libro “ Le fate dei fiori” che mi descrive così:
“Guardate le mie foglie dentellate
Soffiate le lancette del soffione
Guardate tra le siepi le mie ondate
Guardate il prato, il sentiero
Guardatemi in giardino
Allegro e fiero………“
QUALE MESSAGGIO VOGLIO LASCIARE AL MONDO?
Per poter sbocciare bisogna spiccare il volo ed affrontare il viaggio, abbandonarsi al flusso, pronti a superare gli ostacoli e a cogliere l’imprevedibilità degli eventi.
Bibliografia:
- “Erboristeria planetaria” di Ferdinando Alaimo
- “Il serto di Iside” di Angelo Angelini
- “Le emozioni nascoste delle piante” di Didier Van Cauwelaert
- Immagini Google Search
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