La spinta propulsiva di Marte che dà inizio alla Primavera col risveglio della Natura nel segno dell’Ariete, è seguita dallo sviluppo orizzontale di rami e fiori nel segno del Toro dominato da Venere. Nel mito, dal loro accoppiamento nasce la dea Armonia, al suo comando la Natura crea forme armoniche sul Pianeta. Il verde colore di Venere è complementare del rosso, colore di Marte.
Afrodite-Venere dea della Bellezza dell’Amore e dell’Armonia è da sempre associata alla rosa per la sua sensualità ed il profumo di questo fiore che richiamano le sue virtù. Esiodo narra il mito della bella dea nata dalla schiuma del mare mentre intorno a lei fiorivano cespugli di rose. Ovidio nelle Metamorfosi narra una delle più celebri avventure di Venere e del suo amore per Adone.
Adone nacque da Mirra trasformata in albero da Venere gelosa della sua bellezza, il bimbo uscì da una fendituradella corteccia e fu affidato dalla stessa dea impietosita a Persefone, regina dell’Ade, perché lo allevasse. Adone divenne un giovane così bello che entrambe le dee se ne innamorarono e si rivolsero a Zeus che decretò che Adone passasse quattro mesi con Persefone, quattro con Venere e quattro a suo piacimento. Impossibile però resistere alla magia della cintura della dea dell’amore, forgiata dallo stesso Efesto, i due amanti innamorati passavano momenti felici insieme. Marte però, amante ufficiale di Venere, avvisato del suo tradimento, pazzo di gelosia, si trasformò in un cinghiale ed uccise il rivale. Venere sentì il grido di Adone morente e corse per soccorrerlo ma si ferì con un cespuglio di rose bianche, d’allora le rose si colorarono di rosso a causa del sangue versato dalla dea. Adone ritornò nell’Ade ma Venere disperata strappò a Zeus la promessa che il suo amato passasse nuovamente quattro mesi all’anno con lei. Adone è il simbolo della rinascita della vegetazione, è la morte ed il rinnovamento della natura, Adone nato da un albero rappresenta il seme che nasce e muore in un ciclo continuo, è il seme che germoglia in primavera e ritorna dalla dea, fu così che le rose rosse divennero il simbolo dell’amore che sfugge alla morte.
Se il cosmo è la manifestazione delle energie divine creatrici e ogni albero, pianta e fiore è informato da un’energia divina, la rosa è informata da Venere che ne rappresenta la bellezza, il fascino, la gioia di vivere, è l’espressione della forza che stimola le energie propizie all’accoppiamento al fine di procreare. La rosa è il simbolo dell’amore, così come Venere è la dea dell’amore.
La rosa appartiene alla famiglia delle rosacee come la fragola, il pesco, l’albicocco, il mandorlo, il pero, ma solo la rosa nasconde delle spine sotto i suoi petali vellutati; essa unisce le qualità marziane dei suoi uncini pungenti a quelle venusiane dei fiori aggraziati e profumati e delle dolci bacche.
La pianta primigenia che diede origine a tutte le altre coltivate è la ROSA CANINA, una rosa selvatica, arbusto perenne alto anche tre metri, con lunghi rami arcuati, e robuste spine piatte a forma di uncino. Le foglie sono ovali con i margini dentati, i fiori hanno cinque sepali e cinque grandi petali di un colore bianco o rosa pallido, le corolle al centro hanno stami dorati. Il frutto commestibile è racchiuso nel ricettacolo, ricoperto di una peluria argentea che va eliminata perché irritante per l’intestino. La rosa canina cresce ai margini dei boschi, nelle radure della collina e della bassa montagna. Fiorisce tra maggio e luglio, mentre i frutti si raccolgono in autunno dopo la prima gelata.
Le bacche di rosa canina, hanno proprietà astringenti, diuretiche, antiscorbutiche sono ricche di vitamine, soprattutto la C e hanno proprietà antinfiammatorie, antiallergiche, cicatrizzanti, antisettiche grazie anche al contenuto di carotenoidi e pectine. Combattono l’anemia, prevengono i malanni di stagione ed aiutano nella ripresa dopo una malattia. I petali vengono usati nel combattere la diarrea, nel mal di gola e spremuti se ne ricava un collirio per gli occhi infiammati. I petali sono anche utilizzati nella cosmesi, per la famosa acqua di rose segreto di bellezza delle donne di tutti i tempi. Mentre i nuovi getti la parte più energetica e vitale della pianta, sono preziosi in gemmoterapia.
Nella dottrina delle segnature, la rosa canina è marziana con i suoi uncini come se la pianta volesse preservare qualcosa di prezioso: il frutto detto cinorrodo, jnoltre ha un’analogia sia con il cuore per il suo colore rosso vivo e per la presenza di spine sui rami che assomigliano alle arterie coronarie. Le corolle invece hanno segnatura di Venere.
Edward Bach utilizzò la rosa canina per il suo rimedio Wilde Rose. Con le sue corolle piatte, aperte ai raggi del sole e con i petali a forma di cuore esso è il simbolo della vitalità e dell’amore per la vita. Il rimedio è indicato per coloro che sono apatici, passivi, sfiduciati e senza speranza.
La santa benedettina, Ildegarda di Bingen, mistica ed erborista, dedicò alla rosa un intero capitolo della sua opera”Physica” elogiandone le proprietà.
La Rosa Canina è un’amica che rincuora, armonizza, infonde speranza, oltre a sostenere con dolcezza il nostro sistema immunitario, è adattogena perfetta per sostenerci nei cambi di stagione.
SE LA ROSA PARLASSE…
“Regina dei fiori” così mi definì Saffo poetessa della Grecia antica ed io sono consapevole di esserlo. Tutte le regine d’Europa facevano decorare i loro abiti con ricami che mi riproducevano e molte case regnanti avevano il mio simbolo come stemma. La mia storia è lunga, ha inizio milioni di anni fa nell’Asia centrale. I più lontani reperti fossili sono stati ritrovati in Colorado ma è nel Mediterraneo che ho le mie radici, a Creta compaio nelle decorazioni di case e palazzi, a Rodi sulle monete avevano la mia effige, Omero narra nell’Iliade che ornavo lo scudo di Achille e che il corpo di Ettore fu cosparso di un mio unguento, onore riservato solo ai re.
Gli egizi mi conoscevano fin dal faraone Thutmose IV risalente al XIV secolo a.c. I fenici, i greci e poi i romani mi diffusero nei territori da loro conquistati o percorsi per i commerci. Nell’antica Roma ero molto conosciuta. Plinio il Vecchio nel primo secolo d.C. parlò di una mia antenata con 100 petali di cui sono molto fiera. Al tempo era consuetudine gettare i miei petali al passaggio dell’imperatore a Roma, ed avevo l’onore di decorare con le mie corolle la corona che portava sul capo.
Durante la primavera ero il fiore preferito per le feste del dio Dioniso mentre tra la metà di maggio e la metà di luglio venivo scelta per le feste chiamate Rosario in onore dei defunti. Era un onore per me decorare di ghirlande, gli stemmi militari. Venni cantata e lo dico con orgoglio da Virgilio, Orazio, Marziale, adornavo le statue di Giunone, di Venere, Flora e Iside. Con le invasioni barbariche e la caduta dell’impero romano caddi nell’oblio, solo i nobili nei loro giardini ed i monaci nei conventi continuarono a custodirmi a scopo medicinale. Grazie a loro fui salva dall’estinzione!
I Crociati, di ritorno dalla Terrasanta parlavano di bellissimi giardini ricchi di fiori profumati, da allora in poi appassionati, commercianti e uomini di potere incominciarono a scambiarsi i miei fiori per tutto il Mediterraneo. L’Olanda divenne il centro di maggior diffusione e dove incominciarono le prime ibridazioni che diedero origine alle specie di rose ormai conosciute in tutto il mondo. Dovete sapere che nella mia famiglia ci sono diverse varietà di rose ,discendenti tutte dalla rosa selvatica. Nel XVII secolo nacque LA ROSA CENTIFOLIA, particolarmente ricca di petali profumati, di cui si innamorarono i pittori fiamminghi immortalandomi nei loro dipinti.
Poi fu la volta della ROSA GALLICA, profumatissima e molto resistente al freddo, coltivata fin dal Medioevo dai monaci benedettini per le sue proprietà, questa parente passò alla storia come la ”Rosa rossa di Lancaster” durante la guerra delle rose del quindicesimo secolo in Inghilterra. Un’altra parente famosa è la ROSA DAMASCENA portata in Europa dal crociato Robert de Brie, la più importante tra le mie sorelle per la produzione di essenze nel campo della profumeria, poi la ROSA ALBA ,simbolo della casa di York. Nel 1800 arrivò dall’Oriente, una nuova nata, la ROSA TEA, chiamata così per le sue foglie che hanno un vago sentore che richiama il profumo del the, ve la presento: il cespuglio è eccezionale per l’abbondanza di fiori, il loro colore va dal rosa al bianco, i suoi rami hanno poche spine, il bocciolo ha una forma perfetta, appuntito e con petali ripiegati sui bordi.
Io Madonna rosa, regina dei fiori, amata da dee e da nobildonne, un giorno venni a sapere da un usignolo, il volatile preferito dalle rose, che le mie parenti orientali mi superavano nella fioritura perché sbocciavano continuamente nei giardini dell’imperatore per tutto il periodo vegetativo. Mi ingelosii ma per poco, riflettendo che il loro successo contribuì ad accrescere la fama di tutte.
Sapete perché maggio è il mese delle rose? Perché in questo mese fiorisce l’amore nel creato. Nell’antichità pagana era il mese dedicato a Venere, nella religione cattolica è il mese dedicato alla Vergine Maria a cui si dedicano preghiere recitate sgranando il rosario. Non è un caso che i grani del rosario siano fatti con legno di rosa e imbevuti della mia essenza.
Scrittori e poeti decantarono la mia bellezza ed il mio profumo nel corso dei secoli, da Dante Alighieri a Lorenzo de Medici, Poliziano, Tasso nella Gerusalemme liberata e moltissimi altri, fino al più recente Saint-Exupery… Sono una regina dal cuore morbido, quanta tenerezza mi ispira il Piccolo Principe quando parla di me ripetendo le parole della piccola volpe e dice
E’ il tempo che ho perduto per la mia rosa che ha fatto la mia rosa così importante
Sono così bella che artisti di tutte le epoche non hanno potuto ignorarmi. Nei quadri di Tiziano, Beato Angelico, Luca della Robbia, Renoir, Van Gogh, Monet, Dalì, Gauguin, Klimt, Botticelli ed altri è tutto un tripudio delle mie corolle.
Cosa voglio comunicare al mondo? Il mio messaggio è un messaggio di bellezza, di amore e armonia, al contempo è un messaggio di caducità, io sfiorisco, ma ogni primavera ritorno con i miei colori ed il mio profumo magnifico. La mia struttura a cerchi concentrici è simbolo di perfezione del Sé, non ho inizio né fine, sono simbolo di ciclicità e di vita eterna.
Una fiaba che esalta le virtù dell’amore al di là della forma è quella della “Bella e la Bestia”. In essa Belinda chiede al padre in regalo una rosa, solo una rosa, così mette in moto tutto lo svolgimento della fiaba che porterà la bestia a recuperare il suo aspetto umano.
Bibliografia:
- “Florario” di Alfredo Cattabiani
- “Erboristeria planetaria” di Ferdinando Alaimo
- Foto di Mariadele – Cespuglio di rose
- Immagini google search
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