Guide interiori della crescita personale
Quando ci inoltriamo in un percorso di ricerca interiore o crescita evolutiva incontriamo inevitabilmente varie discipline che si esprimono attraverso il linguaggio simbolico. Che si tratti di astrologia, alchimia, cabala, numerologia, tarocchi, all’origine di questi linguaggi troviamo un fattore unificante. Come un grande albero della conoscenza i cui rami rappresentano varie branche del sapere con i relativi simboli, esso è sostenuto e nutrito da un’unica grande radice formata dagli Archetipi. Con qualunque linguaggio ci coinvolgiamo, risalendo all’origine dello stesso troviamo gli Archetipi universali e primordiali dell’Umanità.
Il termine "Archetipo" viene introdotto dai filosofi greci per riferirsi ai principi e modelli preesistenti della realtà, idee universali presenti nella mente di Dio, da cui è derivata la Creazione. La parola Archetipo deriva dal greco e significa: “primo esemplare”, idea originale che genera sé stessa. Nella dottrina delle idee, Platone parla dell'Iperuranio, un luogo metafisico oltre la materia in cui risiedono i concetti nella loro purezza e astrazione primigenia, principi universali, immutabili, inimitabili, unici e originari accessibili a più livelli.
Nella psicologia moderna il termine Archetipo viene ripreso da Carl Gustav Jung. Partendo dall’analisi dei sogni dei suoi pazienti, egli riscontra come certe immagini, concetti e situazioni vissute in sogno, siano innate nella mente umana e derivino da un Inconscio Collettivo condiviso ed ereditato assieme al patrimonio genetico. Il grande fiume dell’Inconscio Collettivo è un contenitore psichico universale, comune a tutti gli esseri umani, che contiene sedimentate tutte le forme esistenti sul Pianeta senza distinzione di luogo e di tempo.
Inoltre, Jung dall’analisi dei simboli e dei miti di diverse culture, individuò dodici modelli di comportamento che conformano specifici modi di essere della personalità umana: Il saggio, l’innocente, l’esploratore, il governante, il creatore, il custode, il mago, l’eroe, il fuorilegge, l’amante, il buffone, l’orfano. Jung definisce gli Archetipi “idee innate e pre-determinate dell’Inconscio Collettivo”, immagini “dall’intensa carica emotiva”. Una sorta di impronte digitali che rimangono scolpite nell’inconscio individuale e ne definiscono le specifiche caratteristiche e si tramandano di generazione in generazione.
Nell’infanzia avevamo un rapporto naturale con gli archetipi che incontravamo nelle fiabe, e nel mondo del sogno. In questa dimensione interiore potevamo incontrare draghi, mostri e vari personaggi che inscenavano le nostre paure e gli aspetti sconosciuti di noi che potevano ostacolare o favorire la nostra crescita. Nella stessa dimensione interiore incontravamo anche la nostra controparte luminosa sotto le sembianze di una guida, un consigliere, un genio o un vecchio mago, o come nei miti greci erano le dee e gli dei ad assolvere questo compito.
Gli Archetipi sono le lenti psichiche attraverso le quali vediamo noi stessi e il mondo che ci circonda, essi ci influenzano che ne siamo consapevoli o meno e abbiamo bisogno di sapere in che modo si esprimono nella nostra vita. Sono le chiavi del nostro potere personale e riconoscerli ci risveglia, ci dona significato, direzione e visione. Riconoscere i propri archetipi è come indossare un vestito cucito su misura.
Gli Archetipi ci parlano ancora oggi con il linguaggio dei miti, dei simboli, delle fiabe e si adattano perfettamente alle culture e alle epoche storiche, poiché riproducono gli schemi dominanti della vita umana. Oggi possiamo incontrarli come loghi, icone, emoticon, nel mondo digitale e tecnologico, nei film, nelle fiction. Le narrazioni più coinvolgenti, quelle che, ci tengono incollati allo schermo e ci lavorano dentro, sono sempre riconducibili agli antichi miti. Forse perché, come ha scritto Jung – ”se il sogno è il mito individuale, i miti rappresentano i sogni collettivi dell’Umanità” – e il grande cinema è anch’esso sogno.
Quando sentiamo dire – “quell’uomo è un Eroe” – capiamo immediatamente cosa il termine vuole comunicarci anche se quella persona non l’abbiamo mai vista. Con una sola parola – Eroe – si è attivato un Archetipo completo di mito e simboli associati. In pochi secondi una persona cessa di esserci estranea, perché la nostra psiche l’avvolge di storie, fantasie e ricordi. Anche senza sapere altro ci fidiamo di un Eroe o di un’Eroina, perché nel nostro immaginario sono modelli che ammiriamo. (Robin Hood, Braveheart, le Suffragette, Giovanna d’Arco).
L’Archetipo non è solo un ponte o un canale che collega il mare infinito dell’Inconscio Collettivo all’inconscio individuale, è un serbatoio dell’energia che vi si riversa e acquista potere tanto quanto lo si alimenta come per esempio la devozione verso i Santi per determinati miracoli. Gli Archetipi non sono fissi ma dinamici, siamo noi con le nostre esperienze e la nostra evoluzione che li trasformiamo, modifichiamo la forma e il tracciato di questi canali, mentre il collegamento con il mare dell’Inconscio Cosmico è sempre presente.
L’energia arriva a noi dalla stessa fonte ma è filtrata da un canale a cui diamo forma, a volte può esser distorta e solo noi abbiamo la possibilità di cambiarla. Il linguaggio degli Archetipi e dei Miti ha una grande presa su di noi, poiché crea immediatamente un link che ci porta nel regno interiore dell’Anima e dell’Immaginazione dove possiamo riconoscere la nostra vera natura e le immagini che ci abitano, di cui sono fatti i sogni e di cui siamo fatti anche noi in quanto sognatori.
Pinkerle, "Archetipi le chiavi dell’universo"L’Antico Alfabeto degli Archetipi non è mai scomparso dagli occhi e dalle orecchie dei saggi di ogni tempo. Ne parlavano Enoch, Abramo e Akhenaton, così come Platone, Archimede e Pitagora. Ne parlavano la Bibbia e i Vangeli, prima che fossero rimaneggiati. Ne parla “Il Vangelo di Tommaso”, che per duemila anni è rimasto intatto sotto terra in riva al fiume Nilo.
Bibliografia:
- C.G.Jung – J.Hillmann “Il codice dell’anima”
- J.Campbell “L’’Eroe dai mille volti”
- C.Vogler – “Il viaggio dell’Eroe”